L’Importanza della Catechesi dei ragazzi

23 Feb

Date importanza all’incontro di catechismo! È così che ogni ragazzo scopre e sperimenta la chiesa. A catechismo non ci sono compiti da fare, non ci sono professori pronti a dare giudizi e voti, non c’è un esame finale!

A volte a scuola i ragazzi si sentono sfiduciati, isolati, sono piccoli adulti che sentono di non appartenere nè alla famiglia nè alla scuola, al catechismo si sentono accolti e trattati con bontà!
Trovano adulti disposti a lavorare per loro gratis, e questo li meraviglia, li rende unici e appagati, come la famiglia li ama gratuitamente i catechisti li guidano gratuitamente!

Al catechismo trovano ragazzi che come loro sono “curiosi di Dio”, scoprono a non vergognarsi di essere cristiani, di credere in Gesù Cristo, di parlarne apertamente perchè fa parte della loro verità!

Scoprono di essere capaci di rispetto, di ascolto, di parlare…
Ester, 12 anni,  durante una lezione di catechesi ha detto: “A casa sono una ragazza spigliata, aperta…con gli amici a scuola non riesco ad esserlo, mi sento giudicata, fuori luogo, loro non mi capiscono…sono tutti stupidi, ridono anche per cose serie, ma qui al catechismo ho capito che mi sbaglio, che non è sempre vero quello che penso, nessuno ora ha riso per quello che ho appena detto, qui con voi riesco sempre a dire quello che penso senza sentirmi giudicata…”
I ragazzi imparano ad accettare “il diverso”, coetanei che la pensano semplicemente diversamente da loro, ma non per questo stupidi, imparano il rispetto, imparano a guardare la loro stessa vita da più angolazioni, imparano l’autocritica e si migliorano!

Imparano a meditare, a pregare e soprattutto a fare silenzio!
Durante un’esperienza di deserto, i ragazzi hanno imparato a leggersi dentro a scoprire le proprie debolezze, a parlare dei propri problemi, a condividerli e ad affrontarli con i loro coetanei e i loro catechisti, a casa magari non si ha mai tempo per parlare!

Creano vincoli molto stretti, fanno scoperte sulla fede e le condividono!
Marina, 8 anni, dopo aver mimato con il suo gruppo gli apostoli che hanno scoperto il sepolcro vuoto il giorno di Pasqua, commenta: “La fede li ha fatti uscire di casa e correre al sepolcro nonostante la loro paura. Anche noi, non avremmo imparato niente se fossimo rimasti a casa!”.

Scoprono la vita dei figli di Dio, la storia del Popolo di Dio, la venuta di Gesù Cristo, la forza dello Spirito Santo, la testimonianza di fede, scoprono di appartenere tutti allo stesso Padre uniti dallo stesso Amore!

I legami di un bambino e di un ragazzo con l’adulto e i sentimenti che nutrono per lui hanno grande importanza. Essi sono sensibilissimi alla disponibilità dell’adulto e al suo comportamento e restano colpiti se l’adulto è ingiusto, se ha delle preferenze. Possono reagire opponendosi o criticando aspramente.

I ragazzi si proiettano facilmente in un racconto, una parabola e sono capaci di riflettere quando vengono interpellati: «E tu, che cosa avresti fatto?». Raccontano le cose in modo concreto, spesso con osservazioni improvvise. A volte invece, per parlare di se stessi, si esprimono più facilmente mediante attività, mimi, il corpo e il disegno che non mediante le parole.

Bambini e ragazzi vivono la fede in modo semplice, ma spesso anche piuttosto superficialmente. A loro non dispiace sentire parlare di Gesù, credere che Dio è loro vicino e li sostiene. Ma a volte sono sfiorati dalla sensazione che questo sia tutto un mondo poco reale, quasi di fiaba. La riflessione sui testi biblici li aiuterà a capire meglio il comportamento di Dio, a riconoscerlo vivo e presente nella loro vita.

Valerio, 11 anni dice: “Io cerco solo la compagnia di chi ritengo la pensi come me…” I ragazzi poi piano piano ossono accorgersi che i loro desideri non sono necessariamente quelli di Dio,  poi che Dio è molto vicino, ma è diverso, che Dio è onnipotente, ma non in modo magico, che la preghiera è una domanda, ma non un ordine.

Nella Bibbia i personaggi che entrano in rapporto con Dio non sono tutti perfetti: commettono colpe gravi, tradiscono le promesse fatte. Molti racconti biblici dimostrano che Dio è vicino agli uomini anche nei loro fallimenti e nei loro rifiuti. Su queste basi, il catechista può aiutare i ragazzi a servirsi di tutte le sue esperienze, buone e cattive, per avvicinarsi a Dio, dar loro un senso, e maturare.

Da ricordare che, oltre ai condizionamenti dell’età, ogni ragazzo ha un proprio ritmo di apprendimento. La catechesi non è propriamente un ambiente «scolastico». Si privilegiano forme espressive simpatiche e immediate: test, conversazioni, mimo, canto, gestualità e tecniche manuali, come l’uso dei colori e del disegno. Ogni ragazzo deve poter trovare il proprio modo personale e non faticoso di esprimersi e di maturare.

«Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato», afferma San Paolo. E aggiunge: «La fede nasce dall’annunzio di Cristo. Ma come potranno invocare il Signore, se non hanno creduto? E come potranno credere in lui, se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare, se nessuno lo annunzia? E chi lo annunzierà, se nessuno è inviato a questo scopo? Come dice la Bibbia: Quanto è bello veder giungere chi porta buone notizie! La fede dipende dall’ascolto della predicazione, ma l’ascolto è possibile se c’è chi predica Cristo» (Romani 10, 13-14).

da: Gesilia Cea

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